Cuori nella Nebbia
Di Giampiero Belardinelli
Il viaggio
in Irlanda era da poco terminato. Laura stava svuotando la valigia, e sebbene
le emozioni e la scoperta del viaggio le avessero dato molte soddisfazioni, una
sottile malinconia la stava invadendo. La casa, per fortuna, la riportava ai
suoi doveri e questo era un bene.
Il
pomeriggio stava rincorrendo la sera e là fuori un fremito di vita le ricordava
che l’estate non era ancora terminata. Le luci, i suoni, i colori conferivano
alle giornate una rinnovata energia e una voglia di fare e di provare sempre
nuove emozioni.
Il giorno
dopo, Laura decise di partire per un’escursione nella zona delle Lame Rosse. A
metà pomeriggio di questo fresco settembre si incamminò verso il lungo sentiero
sterrato e, dopo vari chilometri, giunse lì dove iniziava la ripida ascesa
verso il canyon. Il pomeriggio volgeva al crepuscolo. Si fermò un attimo, fece
un lungo respiro, ascoltò il sibilare del vento e osservò i rosseggianti colori
del tramonto confondersi con un blu cobalto foriero di suggestioni.
Veduta delle Lame Rosse (Fiastra, Macerata) |
I sassi del sentiero rotolavano verso il basso ad ogni suo passo, rendendo l’ascesa faticosa ma allo stesso tempo appagante. Il suo fisico, infatti, rispondeva alle sollecitazioni della salita. Erano passati diversi minuti e, dietro uno sperone di roccia coperto di alberi, si intravvedeva finalmente l’apertura di quella sorta di piazza naturale delle Lame Rosse. Un luogo il cui nome echeggia i grandi scenari western del Gran Canyon dell’Arizona.
Laura era
finalmente arrivata. Si sedette su una delle rocce alla base del canyon. Lo
sguardo si pose sulla selvaggia bellezza del luogo e si mise ad ascoltare il
silenzio. Il silenzio della Natura spesso ci parla, ci racconta di noi, porta
alla luce i segreti celati nell'inconscio.
All'improvviso,
dalla sua destra, ebbe la netta sensazione di essere toccata, forse
accarezzata, da una mano scesa dall'alto. Un brivido attraversò il suo corpo,
si voltò ma non vide nulla. Si alzò in piedi, confusa, e guardando ancora verso
l’alto, vide un vortice di sabbia rossastro prender vita dalle gole delle Lame.
Il vortice aveva sembianze umane, seppur indefinite, e le si avvicinava
ruotandole intorno come se volesse comunicare con lei. Dei suoni vagamente
umani che sembravano arrivare da un luogo ancor più remoto e metafisico
riempivano di magiche atmosfere il canyon.
Laura si
sentì quasi svuotata di energie, ma la sua mente non aveva paura di quelle
voci, mentre il suo corpo percepiva dei brividi ancestrali, sensazioni in
bilico tra gioia ed angoscia. Le sensazioni si rincorrevano: il ricordo della
madre morta pochi anni prima; il padre fuggito con un’altra donna chissà dove.
Erano ricordi ancora dolorosi, seppur di diversa natura: l’amore per la madre
persa prematuramente; l’astio per un padre fuggiasco dinanzi alle
responsabilità.
Il vortice
non sembrava placarsi, e nella sua mente si alternavano sensazioni e ricordi.
Poi, con altrettanta repentinità, il turbine di sabbia si dissolse e dal
terreno salì lentamente una nebbia violacea. Non vide più nulla, non sapeva più
in quale luogo fosse. Dopo attimi stranianti, le sembrò di scorgere tra la
nebbia delle figure conosciute. Aguzzò lo sguardo e, con un brivido di
meraviglia, scorse i volti del padre e della madre: erano sorridenti e
sembravano felici. Poi, dopo averle rivolto un ultimo sorriso, li vide
prendersi per mano e dissolversi lentamente nel nulla. La nebbia iniziò a
diradarsi e quando allargò lo sguardo si accorse di essere nel suo letto.
Come era
tornata lì? E inoltre, quelle sensazioni, il vortice, la nebbia, le visioni
erano state reali o erano state partorite dal suo inconscio? Non lo seppe mai.
Però, una grande pace l’avvolse, due lacrime di gioia le solcarono il viso e si
addormentò.
Dalla finestra leggermente aperta il silenzio della
notte le fece compagnia. Un vento gradevole accarezzò il suo corpo.
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