La caduta degli dèi

In questa sede in cui di solito do spazio alle recensioni o analisi su temi fumettistici, ho voluto pubblicare, dopo il precedente Cuori nella Nebbia, un secondo racconto. Un racconto nato dall'esigenza di andare ad addentrarmi su un tema che, da un po' di tempo a questa parte, mi sta intrigando e su cui ho raccolto molta documentazione: il disturbo narcisistico di personalità. Molte di queste informazioni mi erano servite nel momento in cui avevo pubblicato la lunga recensione sull'avventura Supermike! (scritta da Moreno Burattini e disegnata da Marco Verni), dove lo Spirito Giallo aveva mostrato appunto evidenti tratti del disturbo narcisistico di personalità. In questo breve racconto, un mio piccolo divertissement e allo stesso tempo un viaggio nei meandri oscuri della mente umana, è possibile che sia emerso qualcosa di personale, anche se ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale. I personaggi principali sui cui ruota La caduta degli dèi sono tre: Veronica Foresta, Lamberto Lacoci e Elia Landolfi. Gli altri sono delle comparse, seppur fondamentali nell'economia del racconto. I personaggi in ordine di apparizione sono:

Lamberto Lacoci,

Veronica Foresta, 

Dino Lacoci,

Luana Tarocchi,

Pina Lacoci,

Elia Landolfi, 

Alberto Donati,

Il Marito di Elia Landolfi.

P.S. Le immagini a corredo di questo racconto sono state realizzate con l'intelligenza artificiale, utilizzando l'applicazione Microsoft Copilot, a cui ho dato precisi suggerimenti.

 In principio…

Uscivo spesso con mia madre, parlavamo tutto il tempo... – Tua madre rientra sempre tardi la sera, chissà con chi era?

In casa era sempre tutto ordinato, e mia madre mi insegnava sempre a sistemare la mia stanza. – Tua madre pensa solo a sé stessa, va in giro per negozi a spendere i soldi invece di pensare alla casa e alla famiglia.

Ero felice quando stavo con mia madre, ispirava fiducia. – Tua madre è una donna traditrice, lascia i figli a noi e lei si diverte con gli uomini, la puttana!

NOOOOOOOOOOOOOOOOOO! Lamberto si sveglia d’improvviso, sudato, gli occhi sbarrati, e pensa al suo assurdo sogno: mia madre è stata sempre una sgualdrina! Chissà perché nei sogni la realtà appare costantemente distorta?


da quale inferno… da quale inferno… da quale inferno…

Dieci anni prima.

La telefonata arriva verso sera, intorno alle 18 di un freddo giorno di gennaio. Ciao Lamberto, sono la Mamma, ti andrebbe venire a cena da me? I genitori di Lamberto si erano separati, e in seguito divorziati, da diversi anni e lui viveva con i nonni paterni. Suo padre, Dino Lacoci, è stato sempre dominato dalla personalità narcisistica della madre, Luana Tarocchi: dopo la separazione e alcuni disastri economici, i loro rapporti si erano interrotti. L’amore morboso di Luana verso il figlio Dino si era trasformato in odio viscerale. Non perché a Luana importasse qualcosa della tradita Veronica, ma in quanto si stava rendendo conto di aver perso il controllo di suo figlio, mero strumento nelle sue mani. In quella famiglia si percepiva tra i componenti un amore disfunzionale, fatto di possessività e aggressività vittimistica. Dino era diventato il braccio violento di quel nucleo famigliare. Non si contavano le volte in cui era stato coinvolto in risse. Un bullo che, una volta rientrato in famiglia, si trasformava in un timido agnellino dominato dalla personalità dispotica della madre. Quando Dino si era sposato, dopo i primi anni idilliaci, aveva mostrato quel lato aggressivo anche verso la moglie. Tua moglie oggi è uscita, ha portato i tuoi figli con sé ed è tornata con due ore di ritardo, dille qualcosa, gli disse con tono melodrammatico sua madre Luana. Al ritorno dai suoi lunghi viaggi di lavoro, Dino veniva puntualmente relazionato dalla madre sulle presunte mancanze della nuora. Di conseguenza, lui entrava nella stanza di sua moglie e, dopo un lungo sguardo inquisitorio, le vomitava addosso insulti denigratori e, al culmine della rabbia narcisistica, le mollava dei ceffoni e persino qualche calcio. Dino si era sentito finalmente potente, lui timido burattino nelle mani della madre, aveva avuto per la prima volta la grandiosa sensazione di poter dominare qualcuno, oggetto vulnerabile della sua oscura personalità. Dal matrimonio tra Dino e Veronica erano nati due figli: Pina e Lamberto. Spesso i due bambini ascoltavano impietriti le grida nell’altra stanza ma, come gli ribadiva ogni volta la nonna, non vi preoccupate, vostra madre va educata, non può fare tutto quello che le piace!

Ascoltando la madre al telefono, Lamberto ripensava a quei momenti: avrebbe voluto fuggire, ma la paura lo aveva bloccato mentre ascoltava le urla della madre, picchiata e insultata dal padre. Veronica era uscita da diversi anni da quella situazione tossica, si era rifatta una vita e, con coraggio, aveva acquistato una casa, dimostrando di poter navigare nel mare della vita con una direzione ben precisa. Viaggi, interessi culturali e anche un rapporto d'amore costruito sul rispetto. Forse si sentiva ammirato dalla madre, mentre la parte restante della famiglia paterna era andata in mille pezzi: rancori, litigi, vendette, minacce reciproche. Ma qualcosa di indefinito urlava nel suo animo, forse un demone che voleva uscire allo scoperto e comandare il gioco. Dopo questo turbinio interiore, Lamberto rispose in maniera inaspettata alla madre: Essere madre non significa limitarsi a un invito a cena, ma portare un figlio in viaggio, non seguire sempre e solo i tuoi interessi, altrimenti dimostri di essere una donna egoista, falsa, traditrice. Disse queste ultime tre parole con rabbia, ma avvertì dentro di sé, per la prima volta come anni prima era accaduto al padre, una magnifica sensazione di potere. Aver denigrato la madre con accuse infamanti lo aveva fatto sentire potente e, rispetto al terrorizzato bambino di allora, poteva finalmente dominare e disporre di qualcuno. Così almeno credeva…

Infinito dicembre. 

Erano passati diversi anni da quella telefonata di Veronica con il figlio, che in più occasioni aveva tentato inutilmente di ricattarla emotivamente. Veronica aveva elaborato la triste situazione e, grazie all'aiuto di una grande persona spirituale e seguendo spesso le conferenze di una nota psicologa e criminologa forense, aveva intrapreso un percorso di consapevolezza. Da vittima predestinata agli umori di persone con disturbi personalità, si era trasformata in una donna volitiva che aveva preso in mano la sua vita, senza permettere a nessuno di condizionare le sue scelte. Ma un'ultima sorpresa l'aspettava, non propriamente positiva, ma che in fondo le avrebbe permesso di rendersi completamente conto di quali fossero le persone su cui davvero contare, oltre a sé stessa.

Elia Landolfi, la sua amica del cuore, aveva più volte manifestato solidarietà nei confronti di Veronica durante la triste situazione del suo primo matrimonio. Spesso esprimeva rabbia contro quelle persone che, come spietati aguzzini, consideravano Veronica solo un mezzo per ottenere i loro scopi, anche economici. Veronica, infatti, lavorava alacremente e il suo stipendio era fondamentale per la famiglia Tarocchi/Lacoci. Elia sembrava davvero una splendida persona, con quel sorriso ammaliante e fascinoso: un’amica su cui contare! Ma dietro quella maschera di sincerità si nascondeva una personalità contorta e oscura, come avrebbe potuto constatare, con sgradevole sorpresa, nel giorno più importante della sua nuova vita.

Nel mese di dicembre Veronica aveva deciso di sposarsi con Alberto, un uomo con cui, dopo alcune difficoltà iniziali, aveva allacciato una relazione profonda e sincera. La passione per le storie di viaggi, quelle in cui i viandanti scoprono qualcosa che cambia e arricchisce la propria anima. Nei loro viaggi amavano immergersi nei luoghi, scoprire i sapori, le bellezze culturali e paesaggistiche, faticando passo dopo passo per riportarsi a casa, oltre alle fotografie, qualcosa che sarà sempre unico perché – come affermavano spesso Veronica e Alberto – ognuno di noi, come ogni altra persona sensibile, è unico.


Si rafforzò così, in quel giorno, quel silenzioso legame di due viandanti
in continuo viaggio di andata e ritorno dalla loro
 Itaca al mondo esterno…

Aspettava la sua migliore amica nella stanza di sotto; era la sua giornata speciale e si stava preparando per il matrimonio. Elia non si sarebbe fatta viva, farfugliando poi delle scuse puerili. L'agenzia di Elia aveva perso quasi tutti i clienti, infliggendo un colpo durissimo al suo narcisismo patologico. Ho altro da pensare: che vada al diavolo la sua giornata speciale! Nonostante la delusione, la festa di matrimonio era andata alla grande e, eccetto la gelida Elia, amici e parenti si erano uniti intorno a loro con evidente amore. La suggestione dei luoghi dove si era svolta la cerimonia e l’originale coreografia degli allestimenti, ideata da Alberto e Veronica con la collaborazione delle due wedding planner, avevano dato un tocco artistico all’evento. Si rafforzò così, in quel giorno, quel silenzioso legame di due viandanti in continuo viaggio di andata e ritorno dalla loro Itaca al mondo esterno…

Epilogo.

Lamberto da anni aveva chiuso i rapporti con la madre: perso nei suoi deliri narcisistici, si era reso conto di non poterne disporre a suo piacimento. Un mattino di un imprecisato anno si svegliò di soprassalto; la persona con cui viveva gli aveva lasciato un biglietto scritto a mano: Da qualche tempo, dopo aver frequentato alcuni colleghi, mi è scattato qualcosa che mi ha ridestato dal torpore emotivo della nostra relazione. Ho raggiunto la consapevolezza di essere stata vittima di una relazione tossica, nel ruolo della fan adorante e prolungamento del tuo orrido narcisismo. Oggi, finalmente, ho iniziato a sentirmi scorrere nelle vene l’energia della vita, della scoperta, dell’amore e della compassione. A mai più rivederci! Lamberto rimase impietrito; per lunghi minuti non riuscì a dire né fare nulla. Scoprire che qualcuno, per l’ennesima volta, aveva deciso di allontanarsi da lui lo trovava intollerabile, ma ciò che sconvolse la sua mente fu leggere le parole amore e compassione. Da quale inferno possono essere usciti simili termini? – pensava Lamberto in preda a un delirio incontrollabile. Lo ritrovarono qualche giorno dopo in casa, seduto sul divano (al lavoro non si era infatti più presentato), con gli occhi sbarrati mentre biascicava: da quale inferno… da quale inferno… da quale inferno…

Da una delle suite dell’hotel, situata all’ottavo piano della struttura, si dominava la skyline della metropoli; la visuale offriva uno sguardo a 180 gradi sulla città e, nelle giornate più limpide, si vedevano le alte vette delle montagne innevate, distanti centinaia di miglia. Da quella privilegiata – e costosa – posizione gli ospiti avevano l’altezzosa sensazione di non mescolarsi con le sporcizie del mondo sottostante. Da una parte loro, dall’altra noi che amiamo l’esclusività e non ci mescoliamo con la mediocrità, pensava con aria superba Elia Landolfi. Si era presa una vacanza, questa volta da sola, poiché la vena le urlava di distaccarsi dalle beghe quotidiane dei banali conformistiElia assaporava il suo drink e la grandiosità della sua vita esclusiva con un sorrisetto di superiorità. Mentre era assorta nei suoi pensieri appaganti, si accorse che qualcuno bussava alla porta. Signora Landolfi… Signora Landolfi… Elia era stata gentilmente invitata a lasciare la suite dell'hotel, poiché le sue carte di credito risultavano bloccate. Com’è possibile, si domandò furiosa? Il suo vuoto emotivo urlava disperato. Il marito di Elia, un uomo danaroso ma privo di una personalità significativa, era stato per moltissimo tempo una sorta di supporter emotivo della moglie. Lui ragionava con i pensieri di lei, totalmente asservito ai pensieri di successo illimitato della sua donna. Elia Landolfi, come in un infinito circolo vizioso, alternava nei confronti del marito una serie di comportamenti manipolativi, il Love bombing e il Gaslightin: rispettivamente la fase in cui lo inondava di attenzioni, lodi e affetto ad altri in cui gli faceva dubitare delle proprie percezioni della realtà, spesso negando eventi o minimizzando i suoi sentimenti.


...eccetto la gelida Elia

In uno dei rarissimi momenti di lucidità emotiva, e probabilmente con l’aiuto della famiglia e di alcuni cari amici, l’uomo aveva iniziato a porsi dei dubbi sul rapporto con Elia. La consapevolezza di essere finito in una diabolica trappola sentimentale gli venne però seguendo le pagine Social di Alberto e Veronica che, considerata la loro pregressa esperienza, da diverso tempo pubblicavano video o link di articoli sui rapporti disfunzionali e tossici con individui narcisistici. Questo gli aveva causato frustrazione, dolore esistenziale, incapacità di reagire ma nel momento peggiore, in cui tutto sembrava aver perso significato, una luce di speranza gli aveva dato finalmente il coraggio di riprendere in mano la sua vita. I suoi avvocati avevano avviato le pratiche per il divorzio, portando solidi motivi dinanzi al giudice. In attesa del procedimento giuridico, la sua seconda azione era stata quella di bloccare le carte di credito che aveva messo a disposizione di Elia, di cui abusava in una sorta di bulimia emotiva. Lei percepiva un piccolo reddito assicurativo, che non le avrebbe però permesso la bella vita fatta finora; inoltre, l’agenzia di marketing (avviata anch’essa con i soldi del marito), dopo un buon avvio, aveva perso tutto il pacchetto di clienti, insoddisfatti dalla poca affidabilità di Elia Landolfi e dal suo carattere, incline all’arroganza.

Elia ripensava a tutto questo, mentre nella hall del lussuoso hotel aspettava il taxi che l'avrebbe portata da qualche parte. In borsa aveva giusto il denaro per pagare il tassista e poi ebbe l'atroce consapevolezza che da quel giorno in poi avrebbe dovuto fare la stessa vita dei mediocri, come li denigrava spesso sui social. Mentre rifletteva su come avrebbe risolto quella inconcepibile situazione, un brivido freddo le attraversò la schiena: aveva distrutto i rapporti con tutte le persone che le erano state accanto e si accorse con orrore del vuoto che aveva creato intorno a sé.

Il taxi arrivò, e con un ultimo sguardo al lusso che stava lasciando alle spalle, Elia salì a bordo. Mentre il veicolo si allontanava, sentì una strana sensazione di vuoto e disperazione. Per la prima volta, Elia si rese conto che il suo comportamento l'aveva portata a una sconfitta totale. Non c'era più nessuno da manipolare, nessuno da sfruttare. Era sola, con solo il suo riflesso nello specchietto retrovisore a ricordarle la caduta degli dèi.

In un altro luogo, seduti nel giardino della loro casa sita a poche decine di metri dall’Atlantico, Veronica e Alberto si godevano il tepore di quell’inverno. Da qualche tempo erano in pensione e vivevano stabilmente nell’Isola, alternando periodi trascorsi nelle loro amate Montagne Alpine. La loro vita scorreva serena, tra letture e brevi viaggi, nonostante la consapevole malinconia che la vita li aveva comunque segnati. Veronica e Alberto si guardavano mentre il tramonto incendiava il cielo e il mare di fronte a loro. Lei interruppe quel silenzio carico di significati e, rivolgendosi ad Alberto, sussurrò: Sappiamo che molto abbiamo perso nel percorso, ma tutto questo ci ha insegnato a non svalutarci mai. Lo so – rispose Alberto – abbiamo fatto del nostro meglio e cercheremo di farlo finché le nostre valli saluteranno il tramonto.

Appena pronunciate queste parole, scorsero in lontananza un guizzo nel mare, probabilmente un delfino. Dinanzi allo spettacolo del mare al tramonto, un sottile velo di mistero li avvolse. Dopo alcune ore, si incamminarono con dolcezza verso la camera da letto. Il vento caldo dell’isola li accarezzò nel sensuale abbraccio della notte…

 

Veronica e Alberto si guardavano
mentre il tramonto incendiava il cielo e il mare di fronte a loro

 

 

 

 

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