Mohican: dalla solitudine all'amore
Sono molto affezionato a questo mio articolo, pubblicato su Lo Spazio Bianco nel 2010. Un articolo a cui ho messo su carta le emozioni, ben prima delle riflessioni, scaturite dalla lettura di Mohican, volume scritto dall'indimenticato Paolo Morales e disegnato da Roberto Diso. Un capolavoro della narrativa disegnata, degno di entrare nei classici dell'immenso catalogo della Sergio Bonelli Editore.
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Copertina di Mohican. ©Sergio Bonelli Editore |
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Bumppo incontra Greta. ©Sergio Bonelli Editore |
Cenni biografici
Lo stesso Paolo Morales ha di certo attinto a quel pozzo dei
miti, riempito in buona parte dalla letteratura avventurosa e dal cinema
western, che ha nutrito la fantasia di migliaia di persone. La biografia di
Morales racconta di un autore eclettico, capace di sconfinare dal disegno al
cinema (realizza diversi Storyboard per noti registi italiani e stranieri),
dalle serie televisive animate (come sceneggiatore per la RAI) alla Sergio
Bonelli Editore. Per la Casa editrice di Via Buonarroti disegna diversi episodi
di Martin Mystère e in seguito si propone come soggettista e la sua penna
partorisce alcune della più vivaci avventure del personaggio ideato da Alfredo
Castelli. Il Martin Mystère di Morales è un personaggio consapevole e dotato di
una personalità prorompente e allo stesso tempo fedele al modello originale.
Un’alchimia difficile da centrare se non si hanno idee chiare e coraggio di
intenti.
L’uomo dei Mohicani
L’autore è uno dei migliori sceneggiatori italiani e la sua proposta per la collana Romanzi a fumetti Bonelli, giunta al quarto volume, non passa inosservata. L’avventura si svolge vent’anni dopo gli avvenimenti narrati in L’ultimo dei Mohicani: siamo nel 1778 e lo scontro tra Inglesi e Francesi insanguina le regioni del Nordest dei futuri Stati Uniti. Tra gli ufficiali della Milizia continentale c’è il generale Washington [3].
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Il confronto. ©Sergio Bonelli Editore |
L’esperienza di Dio
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Lotta per la Vita. ©Sergio Bonelli Editore |
L’erotismo divino
E la figura di Greta, invece, è quella a cui forse Morales
sembra più legato. Ed è da sottolineare il suo cambiamento, a partire da quello
esteriore, chiara lettura della metamorfosi interiore. La scorgiamo all’inizio,
secondo le regole dei Mennoniti, con un abbigliamento castigato, per poi ritrovarsi
con i capelli sciolti al vento, simbolo di una sensualità a stento trattenuta.
È vero, Greta usa le sue armi di seduzione per uscire da una situazione
disperata, ma il suo percorso accanto a Bumppo porta alla luce la naturale
passione erotica di ogni essere umano. La giovane, per chiudere, dà ascolto
alla propria esperienza e si lascia alle spalle le imposizioni di Maestri che
sembrano ignorare l’autentica felicità del Creato. E per uscire dal suo
torpore, Greta ha bisogno di gridare contro Miller tutta la sua indignazione
repressa: Miserabile ipocrita! Mia madre è morta per voi e io vi ho salvato la
vita! Ma siete troppo chiuso nell’angusto recinto della vostra presunzione per
provare riconoscenza. Per certi versi, siete peggiore dei lupi che ci hanno
torturato! La ragazza ha inoltre il pregio di non cullarsi nei suoi
sentimenti di ostilità – come purtroppo fanno molte persone, incapaci di
evolversi – e di percorrere fino in fondo la strada del rinnovamento. Da quelle
drammatiche vicissitudini nascerà una Greta sconosciuta forse anche a sé
stessa.
L’odio è pregiudizio!
Il pregiudizio, tra i popoli o le fazioni, porta le persone a ingigantire il proprio eventuale odio. Come è riportato sui dizionari (cfr. Il Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana), il pregiudizio è un’opinione errata che dipende da scarsa conoscenza dei fatti o da accettazione non critica di convinzioni correnti. Morales in questo suo affresco si sofferma a osservare la realtà dell’epoca con uno sguardo neutro; o meglio, lo sceneggiatore tenta – riuscendoci – di non incolpare di violenza uno schieramento invece di un altro. Ma, attraverso lo sguardo critico e attento di Nathaniel Bumppo, si limita a considerare le tante sfaccettature della violenza. C’è quella dettata da chi non vorrebbe perdere dei territori colmi di ricchezza. C’è chi, come i Mohawk, usa la violenza come dimostrazione di forza: Hanno paura di farsi vedere deboli, per questo sono così crudeli dice Chingachgook. C’è chi, pur celandosi dietro idee libertarie, non è privo di zone d’ombra: come il miliziano americano protetto dagli amici di Bumppo. Ed è proprio quest’ultimo a smascherare il miliziano, macchiatosi, insieme ad altri, di un’orrenda strage. Ed è questa la sintesi magistrale del racconto: ricordarci che dietro ogni azione ci sono uomini sempre pronti a farsi trasportare dal demone della violenza, qualsiasi sia la barricata di appartenenza.
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La nuova Greta. ©Sergio Bonelli Editore |
Diso delle foreste
Ad accompagnare Morales in questo viaggio avventuroso,
troviamo un Diso in splendida forma. Già a uno sguardo rapido delle tavole si
avverte la felicità dell’impostazione e si nota come non solo i paesaggi e gli animali
siano raffigurati con la consueta sapienza ed eleganza, ma anche i personaggi
siano dotati di una vitalità autentica. Non del tutto riscontrata sulle pagine
di Tex, come ha dichiarato l’autore stesso [5].
È da apprezzare in particolare la figura di Bumppo, che
rifugge dal facile e suggestivo modello interpretato da Daniel Day-Lewis nel
film diretto da Michael Mann (1992). Alcune pose ricordano la figura
dell’attore sopracitato, ma nel complesso il disegnatore si è posto su una
linea personale.
Inoltre, com’è capitato spesso in Mister No, Diso ci delizia con le sue splendide figure femminili, posando uno sguardo alle sinuose forme di fanciulle desiderose di passione. Le donne di Diso sono generose, nelle forme e nei sentimenti: non importa se positivi o negative.
[1]
Nell’articolo introduttivo del racconto Mohican, Gianmaria Contro compie
un’attenta analisi del romanzo di Cooper e degli avvenimenti storici che hanno
fatto da sfondo alla vicenda.
[2]
Nello stesso volume citato alla nota 1, Maurizio Colombo (in un box alle pp.
10-11) fa una disamina delle pellicole tratte – più o meno direttamente – da L’ultimo
dei Mohicani.
[3]
Per un rapido approfondimento sulla vita del generale Washington e sulla guerra
Franco-Inglese è consigliabile il link it.wikipedia.org/wiki/George_Washington.
[4]
Il testo riportato è tratto dal libro, esploso come caso editoriale, Conversazioni
con Dio di Neale Donald Walsch in cui l’autore affronta i temi fondamentali
dell’esistenza. La citazione è tratta dall’edizione economica di Sperling &
Kupfer, 2009, p. 72.
[5]
Cfr. Roberto Diso, in Lezioni di Fumetto n. 5, a cura di Guglielmo
Nigro, Coniglio Editore, Roma ottobre 2008.
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