Grossglockner in agosto: silenzi d'altura e panorami mozzafiato
Il Grossglockner non è solo una vetta: è una soglia. Varcarla significa entrare in un altro ritmo, dove il vento parla e le montagne ascoltano. Il nostro viaggio è cominciato così, tra curve che interrogano il cielo e momenti diventati memoria.
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| Mappa vintage della strada alpina, realizzata con l'AI di Microsoft Copilot. |
1. Arrivo a Heiligenblut: il tempo si ferma
Era il 9 agosto quando siamo saliti sulla nostra Opel Crossland a Porto Sant’Elpidio, pieni di aspettative per ciò che ci attendeva: Conegliano Veneto, la nostra prima tappa nel viaggio verso l’Austria. La giornata seguente, dopo aver ringraziato e salutato calorosamente il nostro Host (un autentico viaggiatore con la sua Vespa rossa), abbiamo ripreso la strada intorno alle 10 del mattino, puntando dritti verso Heiligenblut e lasciandoci alle spalle l’Italia con lo sguardo già rivolto alle Alpi.
Dopo ore di guida, accompagnati dal ritmo costante delle ruote sull’asfalto e dal susseguirsi ininterrotto di curve, il paesaggio ha iniziato a cambiare volto. Entrati in territorio austriaco salutando San Candido e abbracciando Lienz, le montagne ci hanno accolto con la loro imponenza, le valli si sono fatte più strette e avvolgenti, quasi potrettitve. I colori della natura si sono fatti più intensi: il verde dei prati brillava sotto la luce di agosto, mentre le ombre delle cime si allungavano sull’orizzonte.
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| Scorci di Heiligenblut. |
Quando siamo arrivati a Heiligenblut, nel cuore del pomeriggio, tutto ha assunto una cadenza diversa. Il tempo si era fermato, sospeso tra il respiro profondo delle Alpi e la calma che avvolgeva il paese. Davanti a noi, poco distante da Heiligenblut, Haus Benedikt si stagliava come un rifugio discreto, immerso nel verde rigoglioso e nella freschezza dell’aria di montagna. In quel momento abbiamo sentito di essere finalmente arrivati nel cuore autentico delle Alpi, pronti a vivere giorni fatti di scoperte e di emozioni sincere.
2. La base: Haus Benedikt e Heiligenblut
Il profumo pungente dell’erba umida, il fruscio leggero del vento che si insinua tra i prati e le prime ombre delle montagne che si allungano sul sentiero asfaltato dove al termine si trova Haus Benedikt, in località Pockhorn, una borgata alpina di circa centosette abitanti nel cuore di Heiligenblut. È il preludio a giorni intensi, fatti di incontri e di scoperte Dopo l’accoglienza di Stefan, siamo entrati nell’appartamento: arredo in legno, ambiente semplice ma completo. Il punto forte è il balcone fiorito in stile austriaco, con vista sulla piscina, la vallata verso Winklern e la strada per Heiligenblut sopra Haus Benedikt.
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in alto, la strada che conduce a Heiligenblut si insinua tra i boschi; in basso, la valle si apre verso Winklern, tra pascoli e silenzi alpini. |
Ritmi quotidiani
Le nostre giornate a Haus Benedikt iniziavano sempre presto: la sveglia suonava alle 7, quando la luce filtrava appena tra le tende. Prima di colazione, uscivo con il cane Ettore per la sua passeggiata mattutina: l’aria fresca pungeva piacevolmente la pelle e la rugiada, ancora visibile sull’erba, sembrava dare il benvenuto a un nuovo giorno. Tornati all’appartamento, ci attendeva una colazione semplice ma nutriente: pancake soffici spalmati di burro di arachidi, accompagnati da latte di riso, caffè e dallo yogurt locale, che aveva il sapore autentico di queste montagne. Oltre alle crocchette per Ettore, che aspettava il suo solito pezzetto di pancake fissandoci con aria severa.
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| Dalla porta che saluta con un Herzlich Willkommen al balcone fiorito che abbraccia le montagne: qui il tempo rallenta, e l’ospitalità diventa esperienza. |
Dopo cena, il relax era sacro: letture, qualche occhiata allo smartphone e al computer, e in due di occasioni anche qualche correzione al volo per un articolo sui fumetti, seguendo i consigli del mio editor. Verso le 22 o poco dopo, ci rititravamo nella quiete della nostra camera, cullati dalla tranquillità di Pockhorn, pronti a ritemprare le energie per un nuovo giorno tra le Alpi.
Heiligenblut
Heiligenblut al mattino ci regalava emozioni antiche e quel senso di comunità che solo i piccoli borghi alpini sanno offrire. Mentre Anna Maria si dedicava con piacere alla spesa, io attendevo all’esterno con Ettore, godendomi il via vai di persone provenienti da ogni angolo d’Europa, pronte a partire in pullman per le escursioni. Dalla piazzetta del paese, inoltre, auto, moto e biciclette si preparavano a salire lungo la spettacolare strada alpina del Grossglockner.
Heiligenblut ci accoglieva ogni giorno con la sua bellezza ordinata: un borgo incantevole, pulito, punteggiato da splendidi edifici in stile alpino, dominato dalla presenza rassicurante del Grossglockner e dalla sua inconfondibile chiesa. Questa chiesa gotica è una delle mete di pellegrinaggio più celebri dell’Austria. Oltre alla sua dedicazione a Sankt Vincenz, è famosa per custodire una reliquia del Santo Sangue di Cristo, da cui deriva il nome stesso del paese: Heiligenblut, che significa Sangue Santo.
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| La chiesa gotica dedicata a Sankt Vincenz. |
"La strada alpina Grossglockner ha resistito a guerre, nevicate implacabili e al peso dei debiti, trasformandosi lentamente nell’icona che oggi attira viaggiatori e sognatori da ogni parte d’Europa"

"La strada alpina Grossglockner ha resistito a guerre, nevicate implacabili e al peso dei debiti, trasformandosi lentamente nell’icona che oggi attira viaggiatori e sognatori da ogni parte d’Europa"

3. La strada alpina: esperienza diretta
L’undici, il dodici, il tredici e il sedici agosto 2025 abbiamo esplorato la Großglockner Hochalpenstraße, assaporandola in tutte le sue sfumature: un viaggio che ci ha portati a percorrerla concedendoci lunghe soste per goderci scorci e respiri di alta quota. Il 12 agosto l’abbiamo attraversata, con le consuete tappe rigeneranti, diretti a Zell am See, mentre il 13 la meta è stata Bad Gastein, lasciandoci sorprendere ogni volta dai contrasti che queste località offrivano rispetto alla solennità aspra della strada alpina.
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| Curve d’alta quota, silenzi di roccia e vento: la Großglockner-Hochalpenstraße tra tornanti e prospettive che invitano alla sosta e allo stupore. |
Il primo giorno, appena varcato il casello di Heiligenblut grazie al nostro abbonamento di 90 € – la strada, come la Nockalmstraße e molte altre vie alpine austriache, è a pedaggio – abbiamo sentito materializzarsi quell’emozione inconfondibile che ci aveva accompagnato per mesi, ogni volta che guardavamo i video su YouTube per prepararci al viaggio. Ritrovarsi finalmente lì, davanti a quell’asfalto che si snoda tra i giganti di roccia e ghiaccio, è stato come dare corpo a un sogno coltivato a lungo, con il cuore che batteva all’unisono con ogni curva e ogni tornante che ci attendeva.
Emozioni alla guida: curve, tornanti, cambi di quota
Il primo giorno sulla strada alpina ci ha colpiti il piacere di salire lentamente, ma con costanza, su un asfalto perfetto. Spesso ci fermavamo perché il richiamo dei panorami era irresistibile: il sole di agosto e la fresca aria in altura creavano un piacevole connubio. Affrontare i tornanti e le curve con la nostra auto è stato non solo divertente ma anche importante poiché ci ha insegnato a mantenere una costante concentrazione. I motociclisti ci sorpassavano e i ciclisti, ammirevoli, salivano con fatica. L’emozione più potente è stata passare dal livello subalpino a quello alpino, oltre i duemila metri, dove il paesaggio alternava prati verdi e distese quasi lunari, caratterizzati da rocce nere e grigiastre. È stato uno spettacolo impagabile.
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| Presenze leggere tra le vette: il cammino si intreccia al paesaggio, dove ogni passo e ogni sguardo diventano parte della montagna. |
Questi cambi di scenario ci davano quasi la sensazione di attraversare mondi diversi in pochi chilometri; ogni sosta diventava occasione per riempirsi gli occhi di meraviglia e respirare a fondo quell’aria sottile e leggera. In quei momenti, la natura sembrava parlare con voce propria, invitandoci a rallentare e ad ascoltare il battito delle montagne.
Panorami mozzafiato: Hochtor, Edelweiß-Spitze, Kaiser-Franz-Josefs-Höhe, Ghiacciaio Pasterze, Osservatorio Swarovski
La prima tappa importante che abbiamo incontrato in quota lungo la Strada Alpina del Großglockner è rappresentata dall’Hochtor, situato a un’altitudine di 2.504 metri. È un valico storico e panoramico che collega il Salisburghese alla Carinzia. Hochtor in tedesco significa Porta Alta, e rappresenta il transito più elevato della strada. Già 3.500 anni fa, il passo era utilizzato da Celti e Romani come via commerciale tra l’Europa centrale e Venezia. Oggi è una delle mete più iconiche della strada alpina, amata da automobilisti, motociclisti e ciclisti per la sua vista spettacolare e il valore simbolico. La galleria è stata inaugurata nel 1935, anno dell’apertura ai viandanti motorizzati della Großglockner Hochalpenstraße.
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| Hochtor Pass. |
Attraversata la galleria ed entrati nel Salisburghese, siamo arrivati all’Edelweiß-Spitze, raggiungibile tramite una strada di accesso ripida e caratterizzata da sei tornanti e fondo acciottolato: un percorso che già di per sé trasmette emozione e un pizzico di timore reverenziale. All’arrivo, una moltitudine di auto e moto cercava un parcheggio; noi siamo riusciti a trovarne uno di lato, lungo la stradina un centinaio di metri più in basso. Appena scesi dall’auto, ci siamo trovati davanti a un panorama straordinario, circondati da numerosi visitatori attratti dalla vista unica dei 2571 metri di altitudine. L’aria era tersa, il vento fresco accarezzava i volti, e ci si sentiva davvero minuscoli davanti all’immensità delle Alpi. In quei momenti, lo sguardo spaziava a perdita d’occhio tra vette, ghiacciai e vallate, mentre un senso di appartenenza e di meraviglia univa tutti i presenti in un tacito abbraccio alpino.
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| Edelweiß-Spitze. |
Un altro punto fondamentale è il Kaiser-Franz-Josefs-Höhe: nella grande struttura in vetro, affiancata all’edificio in pietra risalente ai decenni precedenti, si specchiava lo spettacolare Grossglockner, il ghiacciaio Pasterze e tutte le vette circostanti, creando uno spettacolo nello spettacolo. Noi, come tutti gli automobilisti, abbiamo lasciato l’auto nei parcheggi a più piani della struttura, ovviamente gratuiti. Usciti, ci siamo incamminati per la grande piazza panoramica, dove era possibile ammirare lo spettacolo alpino, oltre ai sentieri che conducevano verso il Pasterze. Ne abbiamo percorso un piccolo tratto scendendo verso il ghiacciaio, lasciandoci avvolgere dalla maestosità della natura e dalla frescura dell’aria d’alta quota.
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| Kaiser-Franz-Josefs-Höhe. |
Durante la nostra seconda visita al Kaiser-Franz-Josefs-Höhe, il 16 agosto, abbiamo percorso invece il sentiero verso l’Osservatorio Swarovski, azienda tirolese nota a livello internazionale. L’osservatorio offre non solo una vista privilegiata sulle vette e sui ghiacciai, ma anche l’opportunità di osservare stambecchi e altri animali alpini attraverso potenti telescopi, rendendo l’esperienza ancora più immersiva e indimenticabile.
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| Osservatorio Swarovski. |
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| Il ghiacciaio Pasterze. |
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| Il Grossglockner. |
Musei e punti di interesse
Durante l’esplorazione della strada alpina abbiamo visitato diversi musei ed esposizioni, alcune delle quali all’aperto – come le mostre geologiche che raccontano la nascita e la trasformazione delle Alpi – ma molte altre ospitate in strutture chiuse. Una delle più interessanti era quella dedicata alla storia della strada alpina, situata vicino al lago Fuscher: qui, attraverso pannelli, fotografie d’epoca e modellini, si poteva ripercorrere la costruzione e le sfide affrontate dagli ingegneri e dagli operai di un tempo.
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| L’iconico Monumento ai Caduti riporta i nomi di coloro che persero la vita durante i lavori di costruzione della strada alpina del Grossglockner. |
Altre esposizioni, invece, erano focalizzate sulle Porsche e sulle motociclette, sia d’epoca sia più recenti, custodite nella grande struttura in vetro presso il Kaiser-Franz-Josefs-Höhe. Proprio qui abbiamo trovato anche una mostra affascinante sugli abiti dei primi viaggiatori alpini, spesso membri della casata degli Asburgo o pionieri attratti dalla solitudine e dal mistero delle montagne.
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| Tra rombi vintage e linee futuristiche, un viaggio visivo nell’evoluzione del movimento su due e quattro ruote. |
Le visite effettuate ci hanno permesso di apprezzare sia le imprese sportive in alta quota, sia il valore delle storie personali di coloro che, con coraggio e curiosità, hanno contribuito allo sviluppo dell'avventura alpina. Intrecciate tra passato e presente, tali esperienze hanno reso ogni viaggio su queste strade una piccola avventura personale, da custodire nel cuore.
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| Frammenti di femminilità d’altri tempi: stoffe, sguardi e silhouette che raccontano il quotidiano di epoche lontane. |
4. Storia della Großglockner Hochalpenstraße
Nata da un sogno in tempi incerti, la Großglockner Hochalpenstraße si snoda tra le vette come una promessa mantenuta contro ogni ostacolo. Nel cuore degli anni Trenta, Franz Wallack (1887-1966) immaginò un tracciato che unisse il sud e il nord delle Alpi (Carinzia e Salisburghese), aprendo un varco dove il ghiaccio e il vento dominavano incontrastati. Quattromila uomini, con mani screpolate e sguardi fieri, sfidarono le intemperie, scavando nell’anima della roccia. Inaugurata nel 1935, la strada divenne subito un simbolo di modernità e di coraggio: non solo via di transito, ma porta d’accesso al Parco Nazionale degli Alti Tauri, arteria pulsante di emozioni e meraviglia.
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| All’interno dell’edificio in basso a destra si snoda il percorso espositivo dedicato alla storia della strada alpina. |
Ha resistito a guerre, nevicate implacabili e al peso dei debiti, trasformandosi lentamente nell’icona che oggi attira viaggiatori e sognatori da ogni parte d’Europa. Attraversando la sua curva più alta, si percepisce ancora l’eco di quel sogno ingegneristico e la tenacia che ha saputo piegare la montagna senza mai spezzarne il mistero.
Accanto alla visione ingegneristica di Franz Wallack, non si può dimenticare il ruolo fondamentale di Franz Rehrl, all’epoca Landeshauptmann (governatore) del Salisburghese. Fu proprio lui a sostenere con entusiasmo il progetto della Großglockner Hochalpenstraße, intuendone il potenziale per lo sviluppo economico e turistico della regione. Grazie alla sua determinazione politica e alla sua abilità diplomatica, Rehrl riuscì a ottenere i finanziamenti necessari e a coordinare le istituzioni coinvolte, trasformando un sogno ardito in una realtà che avrebbe segnato per sempre il volto delle Alpi austriache.
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| Franz Wallack (a sinistra) e Franz Rehrl. Nell'immagine in alto del collage, l'inaugurazione della galleria presso l'Hochtor Pass il 3 agosto del 1935. |
Dopo l’Anschluss del 1938, Franz Rehrl perse il suo incarico e fu incarcerato per un periodo. Nel 1943 fu coinvolto nei contatti per un possibile colpo di stato contro il regime nazista, ma a causa della salute precaria accettò solo un ruolo proposto come commissario politico per il distretto militare XVIII. Arrestato dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944, fu imprigionato a Berlino ma sopravvisse alla guerra. Nato il 4 dicembre 1890, è deceduto il 23 gennaio 1947.
5. Escursioni e deviazioni
Il dodici agosto abbiamo attraversato, come scritto al paragrafo 3, la strada alpina del Großglockner per recarci a Zell am See, uscendo da Ferleiten nel Salisburghese e attraversando anche il borgo alpino di Fusch an der Großglocknerstraße. La discesa ci ha portati rapidamente dagli oltre duemila metri dell’alta via ai circa ottocento metri sul livello del mare di Zell am See: una transizione che si è fatta sentire anche nell’aria più densa e calda, con una temperatura sorprendente di 26 gradi che ci ha accolti al nostro arrivo.
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| Zell am See. |
Le vie di Zell am See si sono subito rivelate un mosaico di colori e profumi: locali animati, negozi di moda e di artigianato, turisti e residenti a passeggio in un’atmosfera rilassata ma vivace. È stato come passare dal regno aspro e severo delle alte quote a una dimensione più mondana, quasi mediterranea, dove le Alpi indossano una veste inaspettatamente gentile e accogliente. Il lago, specchio tranquillo incastonato tra montagne, attira un turismo variegato: c’è chi cerca il comfort negli hotel e appartamenti eleganti sulle rive, e chi invece si lascia tentare da una giornata all’insegna dello shopping o da una gita in battello. Noi stessi, insieme a Ettore, ci siamo regalati un giro a bordo dello Schmittenhöhe, uno dei quattro battelli che solcano le acque del lago, lasciandoci cullare dalla brezza e dal panorama che mutava a ogni svolta. In quel momento, il riflesso delle cime sull'acqua e le conversazioni dei viaggiatori hanno evidenziato come le Alpi possano offrire sia elementi di meravigliosa solitudine sia di calorosa socialità.
Bad Gastein, distante appena 57 km dall’uscita di Ferleiten, rappresenta una deviazione affascinante nel cuore del Salisburghese. Il percorso per raggiungerla si snoda attraverso scenari spettacolari: il Parco Nazionale degli Alti Tauri accompagna il viaggio con le sue valli glaciali, mentre il fiume Salzach segue sinuoso il fondovalle, regalando scorci di natura ancora autentica. Salendo verso la cittadina, il paesaggio muta e l’incontro con l’architettura Belle Époque sorprende per il suo contrasto con lo stile alpino circostante.
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| Bad Gastein. |
Arrivare a Bad Gastein significa immergersi in un’atmosfera d’altri tempi: gli hotel eleganti e le facciate decorate sorgono su un pendio attraversato da cascate impetuose che, insieme all’architettura raffinata, conferiscono alla località un carattere unico e inconfondibile. Visitarla richiede poco tempo – noi abbiamo esplorato il centro in meno di mezza giornata – ma anche una breve sosta lascia il segno: le acque termali, famose sin dall’Ottocento, e l’ambiente esclusivo attraggono un turismo esigente, amante del bello e del benessere. Non mancano però i richiami alla montagna: le diverse cabinovie permettono di raggiungere rapidamente i rifugi e i sentieri degli Alti Tauri, offrendo un perfetto equilibrio tra mondanità e natura.
Lo stile di Bad Gastein, tendente al lusso, esercita un fascino particolare anche sui turisti provenienti dai Paesi arabi (ne abbiamo incontrati non pochi), che trovano qui comfort, privacy e un’accoglienza curata nei dettagli. In sintesi, la cittadina si rivela un mosaico di suggestioni: un luogo dove le cascate diventano colonne sonore e le facciate liberty raccontano storie di viaggiatori in cerca di salute e piacere, in un incontro armonioso tra eleganza urbana e grandiosità alpina.
6. Schareck 2600
Il 17 agosto, penultimo giorno prima di lasciare Heiligenblut, dal centro del paese abbiamo preso la funivia Schareck e abbiamo raggiunto quota 2600 metri; da lì abbiamo attraversato buona parte del sentiero Geotrail, un percorso didattico e a cielo aperto che, oltre a offrire spunti interessanti sulla geologia delle Alpi, regala panorami spettacolari agli appassionati di escursioni alpine.
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| Il sentiero Geotrail. |
Purtroppo, il tempo, che rapidamente volgeva al peggio, ci ha convinti a tornare anzitempo verso la stazione della funivia, scendendo fino a quella intermedia a 1800 metri: da lì siamo ridiscesi a piedi fino a Heiligenblut, seguendo un sentiero tra boschi e ruscelli, perfettamente segnalato e immerso in una natura verde e rigogliosa. A prima vista scendere sembra meno impegnativo, ma i nostri muscoli ci hanno ricordato che anche questa parte del percorso richiede attenzione e resistenza. È stata comunque un’esperienza appagante e ricca di fascino naturale, in grado di regalare nuove sfumature all’avventura alpina che stavamo vivendo.
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| Scendendo dai 1800 metri sul livello del mare ai 1300 di Heiligenblut. |
7. Considerazioni finali
L’immensità della montagna è un’esperienza che lascia il segno: ogni passo tra quei panorami grandiosi ci ricorda quanto la natura sappia essere potente e misteriosa, e quanto, nonostante tutto, sia capace di accoglierci nelle sue meraviglie. Il 18 agosto abbiamo lasciato Heiligenblut, tornando in Italia attraverso il confine friulano. La tappa successiva ci ha portati a Padova, dove abbiamo soggiornato al DC International Hotel, ancora avvolti dai ricordi delle vette appena lasciate. Il giorno dopo abbiamo ripreso il viaggio verso Porto Sant’Elpidio, portando con noi la gratitudine nel cuore e dando l’ultimo saluto alle Alpi austriache, custodi di avventure, emozioni e sogni che resteranno impressi nei ricordi. Un addio che è, in fondo, solo un arrivederci: le montagne sanno aspettare chi le ama davvero.
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| Conegliano Veneto: la Vespa viaggiante di cui ho accennato al paragrafo 1. |























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