Io, Zagor e Toninelli - 2
La miniera insanguinata
Cari amici,
dopo il buon riscontro ricevuto dal precedente pezzo in cui ho inaugurato, con la collaborazione di Marcello Toninelli, il viaggio nelle avventure toninelliane via via ripubblicate sullo Zagor di Repubblica, eccoci al secondo appuntamento. Sul suo blog, Toninelli ha rilevato un segreto di bottega incredibile, di cui non aggiungo altro se non l'invito, per chi ancora non l'avesse fatto, a leggerselo qui.
Di seguito trovate l'intervista in cui Marcello Toninelli rivela curiosità e considerazioni varie su La miniera insanguinata (ZG 212/214), storia ristampata nei numeri 82 e 83 di Zagor Collezione Storica a Colori.
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Zagor Collezione Storica n. 82 |
Toninelli ricorda...
Quest'avventura è
stata affidata a Gallieno Ferri e, senza entrare nel merito di alcune polemiche
successive, quando hai visto il lavoro finito ti sei sentito soddisfatto?
Non ricordo con
esattezza cosa pensai all'epoca vedendo l'interpretazione che Ferri aveva dato
del mio testo. Sicuramente molte cose mi erano piaciute (una per tutte, come
aveva interpretato la figura del Pequot). C'è un'unica riflessione che ricordo
con esattezza di aver fatto. Una volta di più, mi resi conto che quando si
scrive bisogna sempre tener conto delle caratteristiche del disegnatore (anche
se non sapevo mai a chi finiva in mano ogni singola sceneggiatura. Ma, in
fondo, all'epoca a Zagor ce n'erano tre soli), per non chiedergli quello che
non può dare.
Faccio un esempio che
non riguarda me né Ferri, tanto per spiegarmi meglio: la serie Il Cosacco che
appariva su uno dei settimanali dell'Eura era disegnata da Casalla, autore
efficace ed empatico ma assolutamente incapace di rappresentare gradevoli
figure femminili. La storia invece richiedeva spesso donne addirittura
bellissime. Lo sceneggiatore Wood, evidentemente consapevole dei limiti del
disegnatore, ci metteva una pezza descrivendole ogni volta in didascalia.
L'effetto poteva risultare straniante, ma almeno il lettore capiva il senso
esatto della vicenda.
Da allora non ho più
commesso simili errori, né con Ferri né con gli altri disegnatori della serie.
In questo racconto hai riproposto un cattivo di nolittiana memoria (nel pezzo di Palumbo l'identità del personaggio è dichiarata), ma preferirei invece che ti soffermarsi sul Pequot, villain di tua invenzione...
Come ho scritto sul mio
blog, Un'impresa disperata è una storia piuttosto macchinosa, di cui non sono
molto contento. Adesso. All'epoca, ovviamente, la soddisfazione di lavorare su
Zagor faceva passare in secondo piano qualsiasi altra considerazione. Comunque,
anche rileggendola dopo tanto tempo, ci sono cose di cui sono soddisfatto. Una
è proprio il personaggio del Pequot. Mi sembrò allora, e mi sembra tuttora, un nemico significativo, gelido, un po' alieno, diverso dagli avversari abituali
di Zagor, sicuramente più "passionali". Confesso che rileggere la scena della
cattura di Cico, che non ricordavo, mi ha sorpreso ed emozionato.
Nella vicenda inizia
a delinearsi uno dei tuoi punti di forza: l'attenzione al realismo, seppure nei
canoni classici dell'avventura, ti permette di toccare i temi scottanti della
Frontiera. Avevi già una documentazione sull'Ovest americano?
Sì, certo, nella mia
sterminata documentazione (oggi sostituita all'80% da Internet, ma all'epoca
indispensabile sia per uno sceneggiatore che, soprattutto, per un disegnatore)
c'erano già molti volumi sul West, sui cowboy, i fuorilegge... e soprattutto
sulle tribù indiane. Molti altri li ho acquistati mano a mano che andavo avanti
con la produzione zagoriana. In essi cercavo sia informazioni che rendessero
più “credibili” le mie storie, sia spunti per nuove avventure.
Come evidenzia Angelo
Palumbo nel paragrafo Dice il saggio, l'avventura evidenzia una certa carica
sanguinosa, tutt'altro che disprezzata dal soprascritto. Quali erano i punti di
riferimento a cui hai attinto? Il western all'italiana, il cinema di Peckinpah,
tra l'altro a sua volta mutuato dai nostri spaghetti-western, o altro?
Spiacente, ma non so
davvero da dove venisse. Credo che sia stata una cosa "spontanea". E,
rileggendo oggi la storia, devo dire che sono meravigliato di tanta truculenza!
Non me la ricordavo proprio. Non saprei neppure dire se l'avevo messa in
sceneggiatura con questa evidenza, o se si sia trattato di un'interpretazione "esagerata" di Ferri non abituato al mio modo di scrivere. Peccato non aver
conservato una copia di quelle sceneggiature!
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Zagor Collezione Storica n. 83 |
Dice il saggio...
Il pezzo seguente, come la volta scorsa, è tratto dallo Zagor Index 201-300 (Paolo Ferriani Editore) ed è stato redatto con la consueta precisione da Angelo Palumbo.
Il ritorno di Marcello
Gelsomino
e Serafino: il primo pacioso e più giovane, il secondo con una lunga barba bianca |
Seconda prova zagoriana di Marcello Toninelli, per la prima volta
in coppia con il creatore grafico dello Spirito
con la Scure. Come avvenuto per la sua storia d’esordio,Toninelli si volge al recupero di
personaggi degli anni Sessanta: figure minori ma molto care ai lettori di
vecchia data e ai collezionisti. In questo caso, lo sceneggiatore riesuma quasi
per intero il cast di Sfida allo spazio (ZG 27/28), una
frizzante avventura di Nolitta &
Ferri: i due ingenui fraticelli Gelsomino e Serafino, che vivono in un eremo sito su un alto picco, e il
pistolero guercio One Eyed Jack, che aveva già concesso il bis in una storia di Nolitta e Donatelli, Prigioniero
(ZG 37/38). Il ritorno di personaggi del genere, spesso dimenticati, è
un’iniziativa lodevole, in quanto rende più organica e compatta la serie; ma è
anche rischiosa, perché rischia di snaturarli. Nel caso di personaggi minori,
il rischio è minimo, ma comunque presente.
La storia
OEJ |
Il soggetto dell’episodio è molto
realistico, forse un po’ troppo per i lettori zagoriani, da sempre abituati a
tematiche ben più fantasiose. Inoltre, lo spunto degli indiani costretti a
lavorare in miniera è piuttosto classico: anche una delle primissime avventure
di Zagor ruotava su questo
argomento. Tuttavia, Toninelli è
riuscito a impreziosire la trama con tanti piccoli colpi di genio nella
sceneggiatura. Inoltre, è riuscito a sfruttare Zagor al meglio delle sue possibilità. L’eroe si sbizzarrisce
infatti in incredibili prove di forza, abilità e intelligenza. Resterà per
sempre scolpito nella memoria dei lettori il trucco con cui riesce a salvarsi
dal mortale salto nel vuoto a cui lo costringono i suoi avversari (come anche
l’espediente con cui libera Cico
prigioniero di One Eyed Jack). Peccato che, successivamente, lo Zagor di Toninelli avrebbe perso queste caratteristiche. Comunque, in questa
storia, lo sceneggiatore ha dimostrato una notevole inventiva e una buona
professionalità, che gli hanno consentito di rendere interessante una vicenda
non proprio esaltante.
I personaggi
Il lungo episodio è affollato di
personaggi: magari non indimenticabili, ma comunque funzionali. Uno di questi è
Smart Eel, un piccolo indiano molto
simile al Kainaka della storia
precedente e come lui abbastanza antipatico.
Il fatto che a breve distanza compaiano personaggi un po’ ripetitivi è
un tipico inconveniente che si verifica quando a una serie lavorano più
sceneggiatori. Degni di nota i Passamaquoddy
di Otter Tail, dotati di un look un po’ truce, ma decisamente
preziosi come alleati. La loro presenza ha conferito un carattere insolito alla
terza parte della vicenda, che è caratterizzata da una quantità di violenza e
morti ammazzati decisamente superiore alla media. Negli scontri a fuoco fra gli
indiani e i banditi, il sangue scorre a fiotti, come nei film di Sam Peckinpah (il grande regista de Il mucchio selvaggio), e c’è un certo
compiacimento nel mostrare gente crivellata dai proiettili. È un segno dei
tempi che cambiano, ma ciò non toglie che ancora oggi la serie di *ZAGOR resti una delle meno violente nel panorama
bonelliano.
Il Pequot in un intenso primo piano di Gallieno Ferri |
Il Pequot
Il personaggio più interessante
dell’episodio è il Pequot, un
indiano assai poco loquace ma molto astuto e pericoloso. È una sorta di Tiger Jack al negativo. In questa
storia ha un rilievo minore rispetto a One Eyed Jack, ma Toninelli deve averne intuito le
notevoli potenzialità. Tanto è vero che, qualche anno dopo, incurante del fatto
di aver liquidato il Pequot con una
pallottola in fronte, lo ha resuscitato
e da gregario lo ha trasformato in villain
di prima forza.
- Il copyright delle immagini è naturalmente della Sergio Bonelli Editore.
- Le immagini scontornate dei personaggi sono state realizzate da Paolo Ferriani per illustrare lo Zagor Index 201-300.
"Un' impresa disperata" l' ho riletta di recente e m' è piaciuta. Avventura classica scorrevole e godibile che vede il ritorno forse del miglior villain "minore" e cioè One-eyd Jack, personaggio che ad una grande forza fisica aggiunge l' astuzia. Un po come Zagor. Interessante il suo tormento dopo la presunta morte di quest' ultimo, Ben caratterizzato anche il Pequod, buon braccio destro di OEJ. Carino anche il ritorno di Beniamino e Gelsomino. E simpatica la figura del ragazzino indiano che lo spirito con la scure prende sotto la sua ala. Solo che una figura simile era già comparsa nella precedente storie di Canzio XD e, come già scritto, SPOILER gli indiani sfruttati in miniera li rivedremo ne "Il ritorno di Supermike. FINE SPOILER
RispondiEliminaToninelli alla seconda prova si ben conferma. Riguardo la caratterizzaizone di Zagor effettivamente ogni tanto, come successo nella seconda parte de"I predatori della valle del diavolo" e un po in "Testa di morto", comunque due buone storie, lo ha caratterizzato un po sottotono.
Sempre belli i disegni di Galienone Ferri.
Una delle mie avventure preferite di Toninelli. Si, lo spunto non è originale, però l' autore riesce ad imbastire una bella vicenda western coinvolgente con il bel recupero dei personaggi e l' introduzione dell' astuto Pequot A me i due indiani stanno simpatici! XD Comunque si, la presenza di seguito dei due non è il top!
RispondiEliminaParlando di non snaturamento dei personaggi, si può notare come il Toni abbia recuperato molto bene OEJ cogliendo le caratteristiche del personaggio e cioè l' astuzia mista a forza oltre ad una parlantina e il carisma che penso siano uno dei motivi per cui è uno dei cattivi più amati tra quelli "minori".
L' autore poi riesce a ben alternare momenti d' azione ad altri di pausa e il rapporto che si crea tra Zagor e il piccolo indiano, seppur poco trattato, lo trovo bello con lo spirito con la scure che a fare un po da fratello maggiore.
Si, vicenda piuttosto classica, ma ben raccontata e con personaggi ben caratterizzati dove non manca una certa ironia sia dalla parte dei buoni che da quella dei cattivi.
RispondiEliminaToninelli riesce a caratterizzare alla grande OEJ, villain minore, ma molto pericoloso visto che alla forza aggiunge l' astuzia donandolo come Nolitta d' ironia e aggiungendoci il tormento per la fine di Zagor.
Il doppio duello finale poi è molto emozionante senza dimenticare la scazzottata tra Zagor e Bomb.
Come fatto notare sul forum spiritoconlascure, quì per gli indiani vengono usati insolitamente nomi in inglese! A me il ragazzino è simpatico e il rapporto che si crea tra lui e Zagor mi piace anch' esso! ^^ Quest' ultimo diventa un po una sorta di fratello maggiore.
Ben caratterizzato anche il Pequot, nemico che avrà ancor maggior risalto successivamente!