Jenny e le altre
Questo lungo articolo è stato in gestazione per diversi mesi: l'ho iniziato a scrivere, dopo aver annotato e riletto moltissime pagine e documenti, l'11 dicembre del 2022. Un grande progetto personale mi ha impegnato molto in questi mesi, ma - finalmente - nel mese di agosto di quest'anno ho terminato la stesura del pezzo. Dopo decine di riletture, ho chiesto al mio amico (e collega di articoli sul fumetto bonelliano) Nazzareno Giorgini di rileggere il testo, che ringrazio ancora una volta. Lo sforzo filologico è racchiuso, oltre nell'analisi, nelle molte note a piè pagina che ho inserito. Le immagini a corredo dell'articolo sono copyright Sergio Bonelli Editore e sono inserite a puro scopo documentativo. Buona lettura.
Il momento definitivo
Con una storia pubblicata nell’estate 2022, Una ragazza in pericolo (ZG 685-686), lo sceneggiatore Moreno Burattini ha costruito una vicenda che, mettendo a nudo le emozioni più intime di Zagor, crea una netta cesura rispetto al passato ma allo stesso tempo ne conferma la tradizione nolittiana [1]. In quest’avventura, con un drammatico colpo di scena finale, la parabola umana di Jenny Jerson si chiude in maniera del tutto inaspettata. In alcune storie precedenti Moreno Burattini aveva già inserito delle tracce che, momento dopo momento, evidenziavano l'evoluzione psicologica della ragazza e dei suoi sentimenti nei confronti di Zagor. I lettori zagoriani avevano scoperto le pulsioni amorose della giovane qualche mese prima nel racconto in cui Sophie Randall [2], grazie alle sue capacità di leggere il pensiero altrui, incrocia la sua strada con quella di Jenny.
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Sophie Randall scopre un segreto... Da La mente assassina (ZG 657), disegni di Esposito Bros. |
Lo Spirito con la Scure, in una storia uscita alcuni mesi dopo quella
sopracitata (Mortimer colpisce ancora, ZG 377-379) [3],
si era reso conto di tutto ciò. Tra l’altro l'eroe aveva maturato la
consapevolezza che Jenny non era solo una ragazza coraggiosa e dall'innato
altruismo, ma come fosse determinata a dimostrare di essere, da donna vissuta
alla Frontiera, in grado di assumersi i rischi della vita avventurosa dell'eroe
di Darkwood, come del resto avevo già evidenziato in un mio articolo sul blog.
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L'addio di Jenny alla vita: uno dei momenti più toccanti della serie. Da Yellow Rocks (ZG 586), disegni di Anna Lazzarini. |
L’amore arriva dall’Austria
Siamo nei primi anni Settanta del secolo scorso, la testata Zagor sta vivendo un periodo aureo con le sceneggiature di un Guido Nolitta in stato di grazia, coadiuvato dai disegnatori Gallieno Ferri e Franco Donatelli, con lo sporadico apporto di Franco Bignotti. Le avventure si susseguono una all’altra mantenendo una qualità molto alta, toccando tematiche diversissime: dalle storie realistiche e amare [5] a quelle più fantasiose, non prive comunque di un sottofondo di malinconica riflessione [6]. Le implicazioni e le suggestioni provenienti dal decennio dei Settanta non lasciavano indifferente Sergio Bonelli e, quando l’editore lasciava spazio al suo alter-ego Guido Nolitta, le storie venivano contaminate da molteplici input, da quelli sociali a quelli che riguardavano il costume e l’amore. I personaggi del Fumetto popolare italiano nati nei decenni precedenti privilegiavano l’avventura e l’azione e i protagonisti di testata, quasi sempre uomini, sembravano non interessarsi ai sentimenti. D’altronde, gli autori degli anni Cinquanta e Sessanta erano per formazione culturale allineati su questa falsariga, e il pubblico, prevalentemente maschile, voleva leggere soltanto storie d’azione o di mistero. Tex e Zagor, come tanti altri eroi bonelliani e non, erano del tutto collocati in quel contesto culturale. Le situazioni sentimentali non esistevano o tutt’al più erano relegate sullo sfondo, come il caso di Aquila della Notte e Lilyth [7].
Il target dei lettori di Zagor, però, era molto più giovane rispetto a quello di Tex, e di conseguenza più aperto alle suggestioni culturali degli anni Settanta. Acconsentendo alle richieste dei fan, nel 1974 Sergio Bonelli decise di inserire nella saga una figura femminile destinata a rimanere scolpita per sempre nell’immaginario zagoriano: Frida Lang [8]. La giovane donna ben presto evidenzia una spiccata personalità e nel corso dei drammatici eventi narrati ne La marcia della disperazione (vedi nota 8) si dimostra risoluta e coraggiosa, salvando addirittura Zagor e Cico da una tragica situazione [9]. Frida si sente attratta da Zagor e vorrebbe fargli capire che potrebbe condividere con lui i rischi della vita di Frontiera. Zagor e Frida hanno modo di confrontarsi durante la notte in attesa dell’assalto dei Kiowa all’indomani [10]. L’eroe resta sorpreso dall’iniziativa di Frida: la ragazza dichiara i suoi sentimenti, ma infine si lascia andare in una delle sequenze più intense di quel periodo storico della testata. La situazione si evolverà in maniera diversa da quella sperata da Frida, in un modo umoristico che, a parer mio e non solo, è l’unico punto debole del capolavoro nolittiano. In pratica Nolitta/Bonelli si era reso conto di essersi spinto oltre e ha evitato un confronto realistico e umano tra l’eroe di Darkwood e la nobildonna austriaca, lasciando una profonda malinconia nei lettori della serie. Almeno questa è stata la sensazione che ho avuto per molti mesi leggendo le avventure successive a quella con Frida.
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Zagor e Frida e il loro primo bacio, da Messaggi di morte (ZG 113), disegni di Gallieno Ferri. |
Passano alcuni anni e, nel 1978, Nolitta introduce una figura femminile non della stessa importanza di Frida ma comunque significativa, Virginia Humboldt, nipote del capitano Fishleg [11]. Occorre tener presente che nel 1975 Sergio Bonelli aveva ideato e pubblicato una testata dedicata al personaggio di Mister No, un antieroe che vive le sue avventure nella Manaus degli anni Cinquanta. Lo statunitense Jerry Drake (il nome di battesimo del pilota amazzonico) è una figura in cui Nolitta/Bonelli immette le sue passioni per i viaggi amazzonici e sudamericani più in generale, per la musica jazz, le citazioni cinematografiche consapevoli ecc. Il personaggio di Mister No si mostra totalmente diverso in molti aspetti rispetto ai personaggi precedenti della Casa editrice, ma in particolare nei confronti dell’universo femminile. Mister No ha un approccio disinvolto con le donne e passa con estrema facilità da un letto all’altro, facendo tutto con gioiosa felicità, senza mai cadere nel gretto maschilismo. L’antieroe ama le donne, vuol godersi il momento ma rifugge dai legami profondi.
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Zagor scanzonato con Virginia, un po' come Mister No. Da Il tiranno del lago (ZG 161), disegni di Gallieno Ferri. |
Tornando a Zagor, nella vicenda in cui sono coinvolti il Capitano Fishleg e sua nipote Virginia, si nota come alcune caratteristiche di Mister No si siano sovrapposte a quelle dell’eroe di Darkwood. Nel finale della vicenda citata alla nota 11, infatti, Zagor si rapporta con Virginia in maniera leggera e spigliata, un comportamento non dissimile da quello di Mister No con ragazze come Anouk [12] o Patricia Rowland [13]. Lo Zagor che aveva incontrato Frida pochi anni prima sembra già molto diverso da quello che incrocia la sua strada con la bionda Virginia.
I misogini anni Ottanta
Nei successivi anni Ottanta non ci sarà, dal punto di vista sentimentale, alcuna evoluzione e addirittura si tornerà a una situazione narrativa precedente ai Settanta; ma questo non è imputabile allo sceneggiatore Marcello Toninelli (l’autore che, per primo e per almeno un decennio, ha raccolto l’eredità nolittiana), ma alle precise direttive impartitegli da Sergio Bonelli e Decio Canzio. Lo sceneggiatore senese ha comunque dato, pur con alterne fortune, una sua impronta alla saga dello Spirito con la Scure. Tuttavia va ricordato che, al termine della sua collaborazione zagoriana (nel 1990, ma alcune sue storie usciranno fino al ’92), Marcello Toninelli ha scritto una delle sue più riuscite avventure dell’Eroe di Darkwood, Lo spirito del fiume (ZG 316-318). È una sceneggiatura particolare, in bilico tra realtà ed incubo, con richiami stilistici al primo Sclavi su Dylan Dog, in cui appare la controversa figura di Lorna.
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Zagor e Lorna, da Lo spirito del fiume, (ZG 317), disegni di Franco Donatelli. |
Per evidenziarne la sua importanza, riporto integralmente un paragrafo scritto da Angelo Palumbo, che si è occupato di redigere la scheda dell’avventura in questione nello Zagor Index 301-400: Finalmente, dopo gli anni ormai lontani di Frida e Virginia, ritroviamo Zagor alle prese con una donna che gli susciti un turbamento d’amore. La mancanza di un risvolto sentimentale nella vita dell’eroe si sentiva da tempo. Bonelli e Canzio avevano sempre impedito agli sceneggiatori di far vivere a Zagor delle storie d’amore, ma Toninelli è riuscito a infrangere il divieto nell’ultima fase della sua gestione. Certo, la storia fra Zagor e la bella Lorna è abbastanza soft e la movimentata vicenda che li coinvolge impedisce ai due di consumare qualcosa di più di un semplice bacio. Ma rivedere l’eroe alle prese con l’amore è un’emozione ugualmente grande. Sentirlo parlare di sentimenti gli restituisce spessore e credibilità. Ritroviamo uno Zagor veramente umano, capace di sorridere con un’insolita luce negli occhi mentre Lorna gli dedica una canzone, e avvertiamo la sua intima sofferenza quando scopre che la donna sta facendo con lui un gioco poco pulito. Di fronte al sentimento, l’eroe appare smarrito e disarmato, ma non si tira affatto indietro. Bellissima la scena in cui dice addio a Lorna, accarezzandole i capelli e accennando poche parole, per poi volare via tra i rami [14].
La nuova via boselliana
Dopo la
chiusura della collaborazione di Marcello Toninelli con la Casa editrice
milanese, Sergio Bonelli dà fiducia a un manipolo di nuovi autori, da Ade Capone (già attivo nella seconda
metà degli Ottanta) ad Alessandro Russo,
da Moreno Burattini a Mauro Boselli. Sarà proprio
quest’ultimo a dare una decisa spinta propulsiva alla saga, succedendo tra
l’altro a Renato Queirolo nel ruolo
di supervisore della testata. Con Boselli si ritorna dopo oltre un decennio a
una narrazione più epica, meno legata ad episodi minimalisti come nel periodo
toninelliano, dove le trasferte sono non più occasionali. Moreno Burattini si
affianca a Mauro Boselli e i due creano un sodalizio che, dal 1994 in poi, ha
rilanciato la testata, smentendo le non ottimistiche previsioni di Sergio Bonelli [15].
Nella fase iniziale del rilancio della serie è soprattutto Mauro Boselli che si assume la responsabilità di inserire nei racconti delle importanti figure femminili, eludendo le resistenze di Sergio Bonelli (poco propenso ad inserire troppe donne in Zagor e in Tex), contando sulla sua personalità e sul suo buon rapporto con l’editore, maturato in diversi anni nelle giornate lavorative in Redazione. L’approccio di Boselli guarda senza dubbio alla lezione di Gino D’Antonio e alle tante figure femminili introdotte ne La Storia del West [16]. Nella sua prima grande saga zagoriana, L’esploratore scomparso (ZG 345-348), Mauro Boselli inserisce la figura di Lady Emma [17].
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Lady Emma, da L'esploratore scomparso (ZG 345), disegni di Carlo Raffaele Marcello. |
Quando la donna arriva a Darkwood in cerca di aiuto, tra i trapper presenti al rendez-vous si scatena un meccanismo di ammirazione e galanteria nei suoi confronti. Lo stesso Zagor mostra la sua gentilezza dinanzi alla donna, che non nasconde l’ammirazione fisica nei confronti del Nostro. Boselli dà a Zagor una maggiore sicumera nei confronti delle donne, perdendo gli imbarazzi del primo periodo nolittiano [18]. Nel corso delle successive saghe, Mauro Boselli aggiunge nuove figure femminili, Gambit e Marie Laveau, e recupera la nolittiana Virginia. Pur in situazioni diverse, l’eroe di Darkwood amoreggia con queste tre figure (Marie Laveau, inizialmente, vorrebbe sedurre il nostro per portarlo dalla parte del Male) [19] in maniera giocosa, reggendo abilmente il gioco seduttivo delle tre ragazze. In questo contesto, Boselli si riallaccia idealmente allo Zagor dell’ultimo periodo nolittiano (vedi il flirt con Virginia): l'eroe, come ho evidenziato sopra, si approccia con le donne in maniera non dissimile da come è solito fare Mister No. Questo è uno dei motivi che hanno vivacizzato la serie e, secondo me e non solo, ha posto le fondamenta per l’evoluzione successiva. In quel periodo nessuno di noi avrebbe immaginato che la collana, a partire da dieci anni a questa parte, per merito di Moreno Burattini (ormai saldamente al timone della testata), avrebbe virato verso un maggiore realismo, non nel senso di impronta narrativa, ma nel senso di una maggiore aderenza a raccontare anche le fragilità che si nascondono dietro le maschere, in apparenza immutabili, dei personaggi del fumetto popolare.
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Gambit, da Vendetta vudu (ZG 366), disegni di Mauro Laurenti. |
Propedeutica burattiniana
Prima di entrare nel merito del rapporto tra l’eroe e la bella Jenny è necessario avere il quadro del lavoro propedeutico svolto dallo sceneggiatore toscano, sia nel ruolo di autore sia in quello di curatore della testata Zagor. Moreno Burattini ha ricevuto il ruolo di curatore dal 2007 (pur se dal 2001 è stato assistente di redazione di Mauro Boselli) e ha cercato di seguire un flusso di lavoro, sia nelle sue sceneggiature sia in quello di revisione dei lavori dei collaboratori, attento ai cambiamenti che si avvertivano nella società, senza mai trascurare il glorioso passato della testata. Nel 2013 il supervisore ha infatti condotto le fila di una memorabile trasferta in Sud America, un’opera di notevole ingegneria narrativa che, a parer mio, è una delle saghe più interessanti in assoluto della serie.
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Marie Laveau, da Piranhas! (ZG 569), un albo della saga sudamericana con protagoniste le Amazzoni. Testi di Moreno Burattini e disegni di Mauro Laurenti. |
Qui si avverte un’evoluzione che, fermo restando
alcuni punti fermi della sua scrittura, evidenzia come il Burattini degli anni Novanta
e dei primi Duemila sia ben diverso da quello visto all’opera nella trasferta
sudamericana e nelle storie successive. La tecnica narrativa di Burattini è
articolata, come già in molte sue storie dei due decenni precedenti, ma
raggiunge in questo periodo una sintesi che elimina ogni ridondanza a favore del
ritmo e della scorrevolezza.
Inoltre, un altro tratto distintivo della nuova
scrittura di Burattini è quello di raccontare i personaggi con una maggior
crudezza e pragmatismo psicologico. Questo lo possiamo constatare
anche in alcune avventure scritte dai collaboratori: penso agli sceneggiatori
Antonio Zamberletti [20], Samuel Marolla [21]
e Luca Barbieri [22]; mentre
Jacopo Rauch [23]
(suo principale collaboratore) tende a raccontare storie di viaggi o storie
fantastiche dallo stile a volte consapevolmente retrò.
Questo approccio, ad esempio, lo trovo realizzato in maniera esemplare in Il ritorno di Blondie (ZG 631-633), racconto scritto da Antonio Zamberletti e disegnato da Mauro Laurenti. Nell’avventura la fuorilegge esce dal ruolo seduttivo e leggero della prima apparizione per mano di Decio Canzio [24]. Nel 1977 la figura ideata da Canzio aveva comunque creato un po’ di vivacità nelle acque stagnanti della serie in quello scorcio di fine decennio. Zamberletti e Laurenti vanno a scavare nella psicologia della ragazza e portano alla luce un’anima inquieta e tormentata. D’altronde chi si trova sulla via del crimine (seppur dopo aver subito aberranti violenze) non può essere una persona che vive la sua vita in maniera scanzonata e quindi irrealistica. Non c’è nessuna giustificazione, ma si nota come ci sia da parte degli autori l’intento di mostrare la realtà in tutte le sfaccettature, non tralasciando di intingere le storie nel fango della violenza.
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Il primo incontro tra Blondie e Zagor, da Pericolo biondo (ZG 140), disegni di Franco Donatelli e di Francesco Gamba, rispettivamente matite e chine. |
Ma torniamo alla scrittura di Burattini. Alla luce di quanto
evidenziato sopra il racconto Una ragazza in pericolo non è quindi un
momento narrativo isolato dal contesto, ma la logica conclusione di un percorso
avviato da diversi anni. Nella miniserie
Le Origini (2019) la visione della vita dei personaggi viene
strapazzata senza edulcorazioni:
dalle sofferenze sentimentali, alle dolorose lacerazioni esistenziali, al
suicidio ecc. Insomma, al di là del contesto narrativo, Moreno Burattini ha svolto
un lavoro simile a quello di un fotoreporter che, senza filtri, tenta di
mostrare quello che i suoi occhi osservano. Questo stesso approccio è stato
utilizzato anche nella miniserie Zagor Darkwood Novels (2020). Anche in
una storia pubblicata a cavallo tra il 2022 e il 2023, Il passato di Rochas
(ZG 689-691), Burattini conferma queste caratteristiche della sua scrittura e si
riscontrano persino delle analogie con l’avventura Una ragazza in pericolo. In questo articolato racconto, disegnato
con uno stile particolare ma allo stesso tempo ben curato da Oliviero
Gramaccioni, in un lungo flashback assistiamo a una sorta di tragedia annunciata che rende ancor più
intensa la figura di Rochas. In quest’avventura lo sceneggiatore ci fa infatti
conoscere l’uomo che si cela dietro la maschera di rude uomo dei boschi
e gli dona una nuova tridimensionalità.
La verità di Zagor e Jenny
Da grande conoscitore della saga di Zagor (e del fumetto
popolare più in generale), quando Burattini ha avuto l’idea di costruire una
vicenda sentimentale che coinvolgesse il nostro Zagor, si è reso conto del
lavoro pregresso svolto dai vari autori nel corso dei decenni. Non era quindi
un’operazione da fare a cuor leggero e soprattutto non era il caso di ricalcare
strade già battute. Prima di giungere alle conclusioni, è importante
rammentare che, nel suo periodo classico, le emozioni dell’eroe erano perlopiù rivolte
ai grandi valori di giustizia e alla lotta contro ogni genere di sopruso.
Ma torniamo al nodo centrale di questo mio pezzo. Siamo nelle
prime venti pagine di Una ragazza in pericolo, la natura tutto intorno
sembra fermarsi come percepisse la solennità del momento. In questo contesto
magistralmente illustrato da Anna Lazzarini, Jenny dichiara i suoi
sentimenti a Zagor. Comunque, anche se già lo sai, io mi sono
innamorata di te, Zagor. – Io, invece, ho cercato in tutti modi di
evitarlo, ma non so se ci sono riuscito, afferma l’eroe, che
prosegue: Però tu lo conosci il mestiere che mi sono scelto [25]. Con
molto trasporto emotivo la ragazza ribadisce: Io... Mi basta solo starti
accanto… Ti seguirò dovunque andrai, o ti aspetterò, se mi dirai di farlo! Dinanzi
alle parole accorate della giovane, Zagor risponde con un discorso di
pragmatico realismo: Lo so che lo faresti, ma saresti in pericolo in ogni
momento della tua vita. Ti troveresti coinvolta in combattimenti, sparatorie,
fughe, inseguimenti, saresti il bersaglio perfetto per la vendetta trasversale
di chi vorrebbe colpire me…. Potrebbero rapirti per ricattarmi, dovrei sempre
preoccuparmi di proteggerti. Poi l’eroe aggiunge: E io? Come potrei
gettarmi nella mischia, sapendo di avere te che mi aspetti, magari con un
figlio? Il dialogo va verso la conclusione e, come non mai, l’eroe mette a
nudo i suoi sentimenti: Io non posso legarmi, non finché vestirò i panni
dello Spirito con la Scure. Dinanzi alle parole di Zagor, la ragazza
risponde: Ma io ti amerò per sempre [26].
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Ti amerò per sempre... Da Una ragazza in pericolo (ZG 685), disegni di Anna Lazzarini. |
Soffermiamoci sull’ultima frase pronunciata da Jenny:
la ragazza è delusa dalle parole di Zagor, pur comprendendo le sue ragioni, ma chiude
il dialogo con un fortissimo ti
amerò per sempre. E mentre lo dice, il suo volto esprime una rivelatrice intima
sofferenza, sottolineata da par suo da Anna Lazzarini. Anche il nostro
eroe, nonostante le sue ragioni esposte alla ragazza, in realtà vorrebbe lasciarsi
a andare ai sentimenti; questo lo vediamo ribadito alla pagina 23 di Zagor
Gigante 685: dinanzi alle domande di Cico, il Nostro si scusa ed entra
nella capanna in cerca di solitudine. In questa semplice sequenza, scarna e con
poche parole, c’è un mondo. C’è
la realtà interiore di Zagor, consapevole che la sua missione – nata sulle
ceneri di una lacerante esperienza personale [27] – gli
impedisce di amare come vorrebbe Jenny.
Tirando le somme di questa ampia discussione, in quest’avventura
di Burattini e Lazzarini – per la prima volta nell’economia della saga – lo
Spirito con la Scure non scappa alla chetichella dinanzi a una donna innamorata,
o non si limita a uno scanzonato corteggiamento, ma mette a nudo la propria
fragilità e anche per questo, come tutte le persone che sanno assumersi le
proprie responsabilità, dimostra di essere un Eroe [28].
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Zagor riflette sul suo rapporto con Jenny e si mette in discussione... Purtroppo, il destino non gli permetterà di onorare il suo impegno. Da Yellow Rocks (ZG 686), disegni di Anna Lazzarini. |
[1] Cfr. il
dialogo tra Zagor e Jenny in Una ragazza in pericolo, pp. 16-20.
[2] È la
prima striscia di pagina 19 dell’albo La mente assassina (ZG 657).
[3] A pagina
33 dell’albo conclusivo del sesto capitolo della saga di Mortimer, L’ultimo
duello, lo Spirito con la Scure riflette su Jenny mentre cammina tra le vie
di Kingston (cittadina-snodo di molte avventure nolittiane): Inizialmente,
ai miei occhi non si distingueva dalle altre due… Sara ed Ellie May. Poi,
invece, ho cominciato a notarla… Più dolce, forse più ingenua, con un sorriso
contagioso e gli occhi che le brillano.
[4] La scelta
di Moreno Burattini di lasciar morire Jenny, e quindi la repentina fine di
una possibile love-story con Zagor, è stata dettata dalla volontà di non
tradire la lezione nolittiana. Guido Nolitta, infatti, aveva concepito
Zagor come un personaggio avventuroso e quindi senza una donna stabile al suo
fianco. Anche negli anni Settanta, quando Nolitta/Bonelli ha inserito delle aperture
sentimentali, ha tenuto fede a questa sua regola non scritta. Con sincerità non
ritengo che si debbano rispettare sempre le regole nolittiane, ma immagino che,
oltre a quanto scritto nelle righe precedenti, Moreno Burattini abbia messo in
conto le difficoltà nella continuità zagoriana se Jenny fosse rimasta stabilmente
al fianco dell’eroe.
[5] Cfr. l’avventura
Il giorno della giustizia (ZG 119-122): in questo albo Zagor cercherà inutilmente di
ottenere ragione in Tribunale per il sakem degli Osages Wakopa, la cui sposa è
stata uccisa per gioco dall’arrogante Billy Boy Kirby.
[6] Cfr. il
racconto Acque misteriose (ZG 110-112), in cui è protagonista la Creatura del Dark Canal, che si
rivelerà infine una vittima delle sete di conoscenza di alcuni studiosi.
[7] Nell’albo Il tranello (Tex Gigante 10), di Gianluigi Bonelli e Aurelio
Galleppini, scopriamo attraverso la didascalia di apertura della striscia
intitolata L’orma della paura della morte di Lilyth a causa un’epidemia
di vaiolo, pochi mesi dopo aver dato alla luce Kit Willer, chiamato Piccolo
Falco dai Navajos.
[8] Cfr. La
marcia della disperazione (ZG 112-116), storia cult della saga. Una
spedizione di nobili austriaci giunge a Darkwood con lo scopo di provare l’ebbrezza
della vita di Frontiera. Il capo della spedizione, il barone Maximilian von
Swieten, corrompe la guida Memphis Joe e il gruppo di nobili
austriaci oltrepassa il territorio dei Kiowa mettendo in moto i drammatici
avvenimenti che coinvolgeranno il nostro Zagor.
[9] Vedi l'albo Messaggi di morte (ZG 113), pagine 80-82. In queste sequenze
Frida si allontana di nascosto dalla carovana e impedisce che Zagor e Cico
finiscano divorati dalle formiche rosse: i Nostri amici erano stati infatti
legati e imbavagliati da Memphis Joe presso una buca in cui avevano le loro
tane le fameliche formiche.
[10] Cfr.
l’albo La sabbia è rossa! (ZG 115), pp.36-38.
[11] Cfr. l’avventura Il sigillo dell’imperatore (ZG 157-161): Zagor e Cico si
recano a Norfolk dopo aver
ricevuto una lettera da parte di Fishleg, in realtà scritta e fatta recapitare da sua nipote Virginia,
che inizialmente si presenta ai Nostri sotto le mentite spoglie di un ragazzo. Il
racconto si snoderà nella Chinatown di Norfolk e intorno al recupero del
sigillo dell’imperatore, un oggetto che determinerà chi dovrà guidare la
comunità cinese e per questo ambito dal malvagio Wong-Lot.
[12] Cfr. L’uomo
della Guyana (Mister No 5-7). Mister No verrà coinvolto da Anouk Remy nella ricerca di suo padre Julien
(un ex forzato della Cayenna), rapito dai suoi ex compagni di vita malavitosa
perché convinti che abbia nascosto il bottino di una rapina compiuta anni prima
…
[13] La
prima avventura in cui compare Patricia Rowland (destinata a diventare
una figura ricorrente della saga) è Rio Negro (Mister No 12-15).
[14] Zagor
Index Illustrato 301-400, I Quaderni del Fumetto Italiano n. 23, a cura
di Angelo Palumbo e Giampiero Belardinelli, Paolo Ferriani Editore,
Bologna inverno 2004 [ma primavera 2005], p. 18.
[15] Nel1990, nell’intervista pubblicata nello Speciale Zagor di Collezionare,
Sergio Bonelli considerava il suo personaggio un eroe esaurito.
[16] La Storia del West è stata una serie a fumetti di genere western ideata da
Gino D'Antonio e pubblicata in Italia dalle Edizioni Araldo [uno
dei marchi editoriali di quel periodo dell’attuale Sergio Bonelli Editore,
N.d.R.] dal giugno 1967 all'interno della Collana Rodeo per un
totale di 73 albi; in fase di ristampa la serie venne in seguito ampliata fino
a raggiungere i 75 albi. È ritenuta una delle serie a fumetti western migliori
del periodo e ha consacrato il suo creatore come uno dei maestri del fumetto
italiano. Il testo è tratto da Wikipedia.
[17] È una
nobildonna scozzese giunta a Darkwood, insieme a suo cugino Nat Murdo, per convincere Zagor e Cico a unirsi,
insieme all’equipaggio della Golden Baby, alla spedizione organizzata
per salvare suo marito Lord Fraser,
intrappolato con la nave Aurora tra i ghiacci artici. A bordo della nave
si trova anche il trapper Rochas, di cui avremo i primi squarci sul suo
passato europeo (il Nostro è infatti di origine Basca) e sull’amicizia con Lord
Fraser.
[18] Cfr. il
primo incontro tra Zagor e Frida citato alle note 8 e 9.
[19] In due
storie africane, Marie Laveau continua
la sua opera di corteggiamento dell’eroe ma infine la donna sembra redimersi:
cfr. Il ritorno di Cain (ZG 420-422, di Boselli e Andreucci) e Madame
Laveau! (ZG 422-425, di Boselli e Laurenti). La ritroviamo in seguito in Amazzonia (Le donne guerriere,
ZG 567-570) dove il rapporto con Zagor, su testi di Moreno Burattini e
disegni di Mauro Laurenti, vira verso un consapevole realismo
sentimentale.
[20] Antonio
Zamberletti è nato a Varese il 6 dicembre 1963, Antonio Zamberletti ha un
passato da agente operativo della Polizia di Stato e di consulente nel settore
della security aziendale e personale. Nel 2004 pubblica il suo primo
romanzo, I morti non pagano, che viene inserito tra i semifinalisti al
Premio Scerbanenco per il miglior giallo italiano dell'anno. Stessa sorte che
spetta al successivo, I duri non pagano. Nel 2013 comincia ad affiancare
alla professione di romanziere quella di sceneggiatore di fumetti, debuttando sulle
pagine di Speciale Zagor n. 25 con L'uomo di Maverick. Da allora resta
principalmente legato alle testate dello Spirito con la Scure, pur con puntate
sulle pagine di Tex, Dampyr e Nathan Never.
(Note tratte dal sito della SBE).
[21] Samuel
Marolla è nato nel 1975 a Milano, dove vive. Marolla è sceneggiatore e
scrittore. Diplomato alla Scuola del Fumetto di Milano, collabora con la Sergio
Bonelli dal 2008, scrivendo soggetti e sceneggiature per Dampyr, Zagor
e Le Storie. La sua narrativa horror è pubblicata in Italia e
all'estero, e nel 2016 una sua novella è diventata il setting del gioco di
ruolo Savage Worlds, pubblicato negli Stati Uniti. Nel 2017 ha esordito
come sceneggiatore cinematografico con l'horror Sacrifice, diretto da Poison
Rouge. (Note tratte dal sito della SBE).
[22] Luca
Barbieri collabora con la Sergio Bonelli Editore scrivendo sceneggiature in
particolare per Dragonero (il personaggio Fantasy creato
da Luca Enoch e Stefano Vietti). Per Zagor, dopo una breve
per il Maxi Zagor n. 39, ha realizzato, con i disegni di Emanuele Barison, L’acqua
che urla (Zagor Più n. 4), un racconto duro e spigoloso, dove i personaggi
coinvolti scoprono come nella vita, in particolare alla Frontiera, a volte non
c’è una netta divisione tra torto e verità. Il duo di autori dovrebbe tornare
quanto prima sulle pagine di Zagor con un lungo racconto dal
sapore conradiano.
[23] Jacopo
Rauch nasce a Siena l'8 marzo del 1970. Comincia la sua collaborazione con Sergio
Bonelli Editore nel 1999, anno in cui, sotto la supervisione di Mauro
Boselli, scrive le sue prime due storie di Zagor (Delaware!
e I naufragatori), che saranno però pubblicate solo nel 2002. Dopo
alcuni anni di pausa, nel 2006 riprende a scrivere continuativamente per lo Spirito
con la Scure per poi iniziare a lavorare anche su Tex. (Note
tratte dal sito della SBE).
[24] Decio
Canzio (1930-2013) è stato per trent’anni il Direttore generale della
Sergio Bonelli Editore. Nelle vesti di sceneggiatore ha contribuito al rilancio
del Piccolo
Ranger dopo l’abbandono di Andrea
Lavezzolo e, oltre ad alcune sceneggiature per la Collana Un Uomo un’Avventura,
ha scritto alcune storie di Zagor e di Tex. (Note tratte dal sito della SBE). Nel finale
dell’albo Il cavaliere misterioso (ZG 139) Canzio – che aveva preso in
mano la sceneggiatura iniziata da Nolitta (incentrata sulla figura di un discendente
del personaggio letterario Don Chisciotte della Mancia) – introduce la
figura di Blondie.
[25] Cfr. Zagor
Gigante 685, pp. 17-18.
[26] Cfr. Zagor
Gigante 685, pp. 18-20.
[27] Cfr., in particolare, Zagor racconta… (ZG 55-56), Darkwood Anno Zero (Speciale
Zagor 13) e la miniserie Le Origini.
[28] Nella
seconda parte della drammatica avventura raccontata da Moreno Burattini e Anna Lazzarini, l’eroe riesce a rintracciare Jenny (ferita gravemente nel tentativo
di fuga dai suoi rapitori) e, resosi conto delle sue condizioni, giura a sé
stesso – dopo averla affidata a degli amici battellieri – che, se si fosse
salvata, probabilmente avrebbe rimosso dai suoi pensieri ogni remora sulla relazione
con la ragazza: cfr. l’albo Yellow Rocks, p. 38.
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